Lucifero
Biografia
Personaggio Mitologico
Nella mitologia romana, Lucifer è una divinità corrispondente alla divinità greca Eosforo (o Torcia dell\’Aurora), nome dato alla Stella del mattino; é figlio di Eos (l\’Aurora) e di Astreo e padre di Ceice (Ceyx), re di Tessaglia, e di Dedalione. Lucifer , nella lingua latina, significa Portatore di Luce; è anche il nome che veniva dato al pianeta Venere perchè era la prima luce che anticipava il sole. Lucifer é quindi assimilato alle divinità della luce e, come corrispettivo della divinità greca Eosforo, é oggetto di culto.
Nella tradizione cristiana, Lucifero, l’angelo più bello, il più perfetto, promuove la ribellione degli angeli contro Dio e viene precipitato – con una caduta durata 9 giorni – nell’Inferno. La Patristica (Girolamo, Tertulliano, Gregorio Magno) assimila la figura di Lucifero a quella di Satana, in virtù di una interpretazione molto dubbia di un passo di Isaia (14,12):
Come mai sei caduto dal cielo, Luce del mattino (Lucifero), figlio dell\’aurora?
Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli?
L’appellativo di ”Portatore di Luce” o ”Stella del mattino” era infatti uno dei titoli del re di Babilonia e, in questo passo, Isaia non si riferirebbe a Satana, ma farebbe piuttosto un parallelo fra la sconfitta di Satana e la sconfitta di Babilonia. L’incongruenza dell’interpretazione classica è ancora più evidente se si legge come il testo continua (Isaia 14, 16-17):
16 Coloro che ti vedono fissano in te lo sguardo,
ti esaminano attentamente,
e dicono: «È questo l’uomo che faceva tremare la terra,
che agitava i regni,
17 che riduceva il mondo in un deserto,
ne distruggeva le città,
e non rimandava mai liberi a casa i suoi prigionieri?»
Nella tradizione cristiana, a ogni modo, con la sua cacciata e soprattutto il suo sprofondare nel centro della terra, prende forma il regno del maligno, l’Inferno, in cui però l’angelo Lucifero perde il suo nome in una damnatio memoriae, e si muta in Satana (l’Avversario). Lontani dalla luce divina, i meravigliosi angeli si mutano in orrendi demoni e, da quel momento, il suo unico scopo è quello di trascinare gli uomini, i nuovi figli di Dio, nella sua dimora.
Nel Medioevo i teologi si interrogano sulla figura di Lucifero e ipotizzano cause diverse per la sua caduta: per San Bernardo è la sua superbia; per Pietro Lombardo il desiderio di equipararsi a Dio.
Nella commedia
Nella Commedia Lucifero è identificato in Belzebù e in Dite. Il suo aspetto è mostruoso: ha tre teste e, dai sei occhi, sgorgano lagrime che frammiste a bava scendono giù dai tre menti. Nelle tre bocche dilania tre peccatori (Giuda, Bruto, Cassio), maciullandoli e straziandoli senza sosta in eterno; a differenza degli altri demoni, Lucifero non è rappresentato con corna e coda, ma con le ali che sono proprie dei Serafini. Lucifero è conficcato al centro della Terra, nel punto più lontano da Dio, immerso fino al busto nel lago sotterraneo di Cocito, il quale è eternamente congelato per il vento gelido prodotto dal continuo movimento delle sue sei ali.
Utilizzando un tipico procedimento medievale Dante opera una contaminatio tra l’elemento biblico e quello classico virgiliano, in una enfatizzazione della sua bruttezza in contrapposizione con la sua bellezza prima della ribellione a Dio.
Inferno canto XXXIV
Citazioni:
Inf. IV 127; XI 64-65; XII 38-39;
Purg. XII 25-27;
Par. IX 127-129; XIX 46-48; XXVII 26-27; XXIX 55-57.
Immagini