Conte Ugolino
Biografia
Ugolino della Gherardesca (Pisa, 1220 – Pisa, 1289), Conte di Donoratico, divenne Vicario di Sardegna nel 1252 per conto del Re Enzo di Svevia, e fu uno dei vertici politici di Pisa dal 18 aprile 1284 (come podestà) al 1º luglio 1288, giorno in cui fu deposto dal ruolo di capitano del popolo.
Gli attriti con Ruggieri degli Ubaldini (arcivescovo di Pisa e ghibellino) segnarono la sua fine che avvenne, per inedia, nel marzo 1289.
Appartenente a una famiglia ghibellina, passò alla fazione Guelfa legandosi ai Visconti. Morto Giovanni Visconti, nel 1275, Ugolino fu mandato in esilio: un confino terminato qualche anno dopo grazie all’aiuto di Carlo I d’Angiò.
Nuovamente inserito nel tessuto politico pisano, fece valere la propria formazione diplomatica e bellica: nel 1284 era uno dei comandanti della flotta della repubblica marinara e partecipò anche alla battaglia della Meloria del 1284, dove Pisa fu pesantemente sconfitta perdendo territorio e influenza. Secondo alcune testimonianze dell’epoca, durante la battaglia, Ugolino non riuscì a concludere alcune manovre navali, in particolare il ritiro di alcuni vascelli da una parte dello specchio d’acqua per rinforzarne altri: si convenne dunque che Ugolino stesse cercando di scappare con le forze a sua disposizione, e si generò il sospetto che fosse null\’altro che un disertore, fermato più dal precipitare degli eventi che da un effettivo ripensamento.
Nonostante le accuse che gli venivano rivolte, Ugolino fu nominato prima podestà (1284) e poi capitano del popolo (1286) assieme al figlio di Giovanni Visconti, Nino. I rapporti con Firenze, Lucca, Genova scontentarono tutti i Pisani sì che il duumvirato con Nino ebbe dunque vita breve: costui decise di appropriarsi del titolo di podestà insediandosi nel palazzo comunale, e si avvicinò alla maggioranza ghibellina entrando in contatto con l’arcivescovo, capofazione del patriziato e dei sostenitori dell’Impero, Ruggieri degli Ubaldini. Il conte reagì con assoluta fermezza: nel 1287 scacciò e fece demolire i palazzi di alcune famiglie ghibelline prominenti, occupò con la forza il palazzo del Comune, ne scacciò il nuovo podestà e si fece proclamare signore di Pisa.
Nell’aprile dello stesso anno rifiutò di trattare il ritorno a Pisa dei prigionieri trattenuti a Genova; strinse alleanza coi Gualandi, i Sismondi e i Lanfranchi temendo, nel primo caso la loro vendetta, nel secondo di essere spodestato dal nipote. Il casus belli fu l’uccisione di un nipote dell’arcivescovo, avvenuta per mano di Ugolino il 1º luglio 1288. Dopo accaniti scontri, furono rinchiusi nella Torre della Muda, una torre dei Gualandi, che fu una durissima prigione per Ugolino, i figli e i nipoti. Per ordine dell’arcivescovo, nel 1289 fu dato ordine di gettare la chiave della prigione nell’Arno, e di lasciare i cinque prigionieri morire di fame.
Nel2002, l’antropologo Francesco Mallegni trovò quelli che vennero considerati come i resti di Ugolino e dei suoi familiari. Le analisi del DNA delle ossa evidenziarono che si trattava di cinque individui di tre generazioni della stessa famiglia (padre, figli e nipoti), e ricerche effettuate sugli attuali discendenti dei della Gherardesca portarono alla conclusione che i resti umani appartenevano a membri della stessa famiglia, con uno scarto del 2%, fatto peraltro più che ovvio trattandosi di una cappella funeraria privata. Quindi l’identificazione è da ritenersi ragionevolmente sicura.
Il paleodietologo che seguì la ricerca non crede ci sia stato alcun cannibalismo: le analisi delle costole del presunto scheletro di Ugolino hanno rivelato tracce di magnesio ma non di zinco, che sarebbe invece evidente nel caso in cui avesse consumato carne nelle settimane prima del decesso.
Risulterebbe abbastanza evidente, invece, l\’inedia di cui hanno sofferto le vittime prima della morte: Ugolino era un uomo molto anziano per l’epoca ed era quasi senza denti quando fu imprigionato, il che rende ancor più improbabile che sia sopravvissuto agli altri e abbia potuto cibarsene in cattività. Inoltre, Mallegni ha sottolineato che il più anziano degli scheletri aveva la scatola cranica danneggiata: se si trattava di Ugolino, si può affermare che la malnutrizione abbia peggiorato sensibilmente le sue condizioni, ma non sia stata l’unica causa di morte.
Nella commedia
Inferno Canto XXXII 124-139
Inferno Canto XXXIII 1-78
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