Federico Zeri, nel corso di questa originalissima intervista di Antonio Debenedetti, parla della sua tardiva “scoperta” della Divina Commedia, avvenuta molti anni dopo aver terminato gli studi liceali. La “scoperta” di Dante è avvenuta per Zeri “a ritroso”, attraverso la lettura dei poeti dell’Ottocento. Della Commedia ciò che più lo appassiona, oltre alla struttura architettonica, sono i “colori” e i “rumori”. Il capolavoro dantesco costituisce per lui il luogo in cui “la letteratura italiana nasce e muore”. Dopo, secondo il critico d’arte, la cultura italiana produrrà solo “letterati”, ossia, nell’accezione negativa in cui usa il termine, uomini di corte che scrivono per i potenti. La seconda parte dell’intervista è incentrata sul rapporto che intercorse tra Dante e la cultura esoterica del suo tempo. Per corroborare la sua tesi sullo stretto legame tra il poeta e la magia nera, Zeri azzarda un argomento: il fatto che non ci sia pervenuto nemmeno un autografo di Dante fa pensare che i detentori dei suoi scritti autografi, o dei suoi documenti ufficiali, se ne siano disfatti per paura di venire accusati di possedere la firma di un mago.
Trama