Titolo originale: Salò o Le 120 Giornate di Sodoma
Regia: Pier Paolo Pasolini
Paese: Italia- Francia
Anno: 1975
Genere: Grottesco- Drammatico
Durata: 145 min (versione originale)
Lingua: Italiano
Soggetto: Pier Paolo Pasolini (da Le 120 giornate di Sodoma del Marchese de Sade e dagli scritti di Roland Barthes e Pierre Klossowski)
Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti, Pupi Avati
Montaggio: Nino Baragli, Tatiana Casini Morigi, Enzo Ocone
Musiche: Pier Paolo Pasolini, Ennio Morricone
Produttore: Alberto Grimaldi
Casa di produzione: Cineteca di Bologna
Distribuzione in italiano: Cineteca di Bologna
Paolo Bonacelli: Duca
Giorgio Cataldi: Monsignore
Uberto Paolo Quintavalle: Eccellenza
Aldo Valletti: Presidente
Caterina Boratto: signora Castelli
Elsa De Giorgi: signora Maggi
Hélène Surgère: signora Vaccari
Sonia Saviange: pianista
Marco Lucantoni, Sergio Fascetti, Bruno Musso, Antonio Orlando, Claudio Cicchetti, Franco Merli,
Umberto Chessari, Lamberto Book, Gaspare Di Jenno: vittime maschili
Giuliana Melis, Faridah Malik, Graziella Aniceto, Renata Moar, Dorit Henke, Antiniska Nemour,
Benedetta Gaetani, Olga Andreis: vittime femminili
Tatiana Mogilansky, Susanna Radaelli, Giuliana Orlandi, Liana Acquaviva: figlie
Rinaldo Missaglia, Giuseppe Patruno, Guido Galletti, Efisio Etzi: soldati
Claudio Troccoli, Fabrizio Menichini, Maurizio Valaguzza, Ezio Manni: collaborazionisti (repubblichini di leva)
Paola Pieracci, Carla Terlizzi, Anna Maria Dossena, Anna Recchimuzzi: ruffiane
Ines Pellegrini: serva nera
«Mi sono accorto tra l’altro che Sade, scrivendo pensava sicuramente a Dante. Così ho cominciato a ristrutturare il film in tre bolge dantesche» (Pier Paolo Pasolini)
Il film è suddiviso in quattro parti: Antinferno, Girone delle Manie, Girone della Merda e Girone del Sangue. Quattro Signori, rappresentanti dei poteri della Repubblica Sociale Italiana, il Duca (potere di casta), il Vescovo (potere ecclesiastico), il Presidente della Corte d’Appello (potere giudiziario), e il Presidente della Banca Centrale (potere economico), incaricano le SS e i soldati repubblichini di rapire un gruppo di ragazzi e ragazze di famiglia antifascista; dopo una severa selezione, si chiudono con loro in una villa di campagna, arredata con opere d’arte moderna e presidiata da un manipolo di soldati nazifascisti. Con l’aiuto di Quattro Megere ex meretrici di bordello, instaurano per centoventi giornate una dittatura sessuale regolamentata da un puntiglioso Codice, che impone ai ragazzi assoluta e cieca obbedienza, pena la morte. Le Megere (tre narratrici e una pianista) guideranno le giornate raccontando le proprie specialità sessuali nella Sala delle Orge. Nell’Antinferno i Signori sottoscrivono le norme del Codice con un patto di sangue, sposando ciascuno la figlia di un altro; quindi, suddividono le giovani “prede” in quattro gruppi: vittime, soldati, collaborazionisti, servitù. Nel Girone delle Manie, i Signori, eccitati dai racconti feticisti della Signora Vaccari, seviziano ripetutamente i ragazzi, fino a farli stare nudi a quattro zampe, latranti come cani, dando loro in pasto polenta riempita di chiodi. Nel Girone della Merda, affidato alle perversioni anali della Signora Maggi, le vittime apprendono l’arte di farsi sodomizzare con gratitudine e partecipano a un pantagruelico pranzo la cui portata principale è costituita dalle proprie feci. Nel Girone del Sangue, instillando un meccanismo di mutua delazione tra i ragazzi, i Signori designano le vittime dello strazio finale. In una sequenza di efferatezze e riti profani, tra torture, sevizie, amputazioni e uccisioni perpetrate sulla base di una sorta di dantesca pena del contrappasso, Signori e collaborazionisti si cimentano in balletti isterici e atti di sesso necrofilo. Mentre la carneficina è in corso, due giovani guardie, sulle note d’una canzonetta trasmessa dalla radio, accennano timidamente qualche passo di valzer.
- al lessico:
- ai termini usati per designare luoghi e personaggi;
- ai suoni: a lato della voce dei personaggi nei dialoghi, sono presenti grida, gemiti, suoni bestiali, “alti guai”.