Beatrice
Biografia
La tradizione che identifica Bice di Folco Portinari con la Beatrice amata da Dante è antica: lo stesso Giovanni Boccaccio, nel commento alla Divina Commedia, fa esplicito riferimento a lei.
L’unico documento noto sino a poco tempo fa era il testamento di Folco Portinari datato 1287, dove si parlava di una lascito in denaro alla figlia Bice, andata in sposa, appena adolescente, a Simone, detto Mone. È recentissimo il ritrovamento di nuovi documenti nell’archivio Bardi su Beatrice e suo marito da parte dello studioso Domenico Savini. E’ stato di recente trovato un atto notarile del 1280, dove Mone de’ Bardi cede alcuni terreni a suo fratello Cecchino con il beneplacito della moglie Bice, che all’epoca doveva avere circa quindici anni. Un documento del 1313 cita il matrimonio tra una figlia di Simone, Francesca, e Francesco di Pierozzo Strozzi per intercessione dello zio Cecchino, ma non è specificato se la madre sia Beatrice o la seconda moglie di Simone, Bilia (Sibilla) di Puccio Deciaioli.
La data di nascita di Beatrice è stata ricavata per analogia da quella presunta di Dante (1265); la data di morte è ricavata dalla Vita Nuova, così come molte delle notizie biografiche.
Causa della prematura morte di Beatrice (1290) è stato probabilmente il parto. Il suo luogo di sepoltura è forse il sepolcro dei Bardi situato nella basilica di Santa Croce, in Firenze, segnalato nel chiostro da una lapide con lo stemma familiare, vicino alla Cappella dei Pazzi.
Beatrice è il primo grande personaggio femminile della letteratura italiana. A Beatrice è dedicata la Vita Nuova, un prosimetro nel quale sono inserite 31 liriche (25 sonetti, 1 ballata, 5 canzoni) e 42 capitoli.
I riferimenti alla fanciulla Beatrice che Dante, nella Vita Nova, narra di avere incontrato, prima a nove anni poi a diciotto, sembrano troppo attentamente costruiti per risultare pienamente convincenti come episodi biografici. Certa è l’influenza che ha avuto, nella costruzione del personaggio di Beatrice il poeta provenzale Raimbaut de Vaqueiras, vissuto prevalentemente in Italia, circa un secolo prima di Dante: significativo, in proposito, il confronto fra Kalenda maia (dedicato a Beatrice, sorella di Bonifacio I del Monferrato) e Tanto gentile e tanto onesta pare.
L’inizio della Divina Commedia riprende il filo della narrazione dove l’opera giovanile lo aveva interrotto. Il poeta uscirà dalla crisi spirituale e poetica in cui lo aveva gettato la morte della sua donna, proprio grazie a lei che invia Virgilio perché accompagni Dante in un percorso di redenzione che verrà completato proprio grazie alla guida della “sua donna”.
Beatrice diventa così lo strumento per la salvezza del personaggio-Dante: “Tu m’hai di servo tratto a libertate / per tutte quelle vie, per tutt’i modi / che di ciò fare avei la potestate” (Par. XXXI 85-87): ma diventa emblema, al tempo stesso, della donna come strumento di salvezza per l’intera specie umana.
Nella commedia
Beatrice è il personaggio che, nella Commedia, occupa lo spazio più ampio: compare nel I canto dell’Inferno e abbandona Dante nelle mani di S. Bernardo nel XXXI canto del Paradiso. Muovendo dalle tesi stilnovistiche sulla donna come strumento di salvezza, Dante crea un personaggio che possiede, insieme, una altissima spiritualità e una pienezza terrena. Altera, aggraziata e perfetta nel suo eloquio, colta, dall’intelligenza vivissima, Beatrice è maestra, madre, compagna, amica. Censore implacabile si mostra, al tempo stesso, guida sollecita che, sovente, si intenerisce davanti all’inadeguatezza di Dante. Accanto a Francesca e Ugolino è tra i personaggi più completamente riusciti del poema.
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